U Rùcchele. Si scrive così no?
Ciao gravinesi residenti all’estero, lo sentite anche voi questo forte odore di cipolla che supera i confini gravitazionali lo spazio e la luce per poi farci ingrassare?
Perché no, stavolta non posso dire che “U Rùcchele” non faccia fare la pancetta. Perché è una bomba calorica che nessuno può evitare di mangiare il giorno il cui si celebra San Giuseppe, ma anche prima dopo e sempre quando si trovano gli ingredienti!
Le buste delle spesa si riempiono di sponsali (se non sei del luogo e non ti arriva il profumo sono le cipolle lunghe con le quali tutte le nonne del paese preparano la nostra mitica focaccia di San Giuseppe). Nella shopper (biodegradabile per carità) le nostre massaie portano anche l’uva passa, le acciughe, le olive nere snocciolate e la semola rimacinata per creare l’impasto. Bene, sull’impasto potremmo scrivere quattro articoli di blog perché le signore dicono di preparare il ruccolo con la pasta frolla e io, piccola trentenne nata sotto una cipolla, resto un po’ interdetta in quando loro parlano di pasta frolla, ma la pasta frolla (dico loro timidamente) è quella dei biscottini al burro zietta e nonnina cara (le chiamo così le mie fedelissime dal 1987), e quindi non è pasta frolla, al massimo sfoglia. E loro fanno spallucce come a dire, cosa ne capisci tu, ne devi friggere ancora di cipolle per il ruccolo.
E niente ogni anno così.
Quindi tu di Bolzano ti starai chiedendo a ragione: che stai blaterando?
Trattasi di una sfoglia circolare (l’etimologia del nome ci riporta proprio alla ruota) di pasta sottile dolce o salata su cui si spianano sponsali fritti in gran quantità, acciughe, uva passa, olive e quello che la ricetta di famiglia ha imposto nei secoli dei secoli. La sfoglia, dopo essere stata coperta viene arrotolata imprigionando gli ingredienti sino a formare un cilindro che a sua volta se la geometria non è un’utopia formerà una ruota. Una volta sistemato la ruota farcita nel tegame si aggiungerà olio extravergine di oliva solo pugliese sino a coprire tutto l’involucro prima di metterlo a cuocere tra due fuochi di carboni di legna. (ce li avete a casa giusto?)
E’ un piatto di origini antichissime che probabilmente ha subitol’influenza della cultura culinaria araba, considerando l’uso delle acciughe, dell’uva sultanina, dei porri.
Se non l’hai già assaggiato, se nessuno a casa tua lo prepara (non ci credo manco se lo vedo) passa da noi, segui la scia!